LA POLITICA

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Tutelare i diritti costituzionali per combattere bene la mafia

Il contrasto alla mafia esiste da anni, ma con scarsi risultati. L’associazione “Libera” è in prima linea da tempo e cerca di arginare il fenomeno. Il referente di questo movimento in Calabria, don Pino Demasi, traccia il punto sulla Ndrangheta dopo un incontro con il Papa. Le leggi, dice, hanno una loro utilità, ma non bastano. Occorre tutelare i diritti della gente perché le mafie si alimentano di questa mancanza. I legami tra mafia e politica. Un intreccio quasi indissolubile. Una riflessione sulle parole del Pontefice: “I mafiosi si convertano o finiranno all’Inferno”. Occorre un impegno di tutti.

Don PinoSono molti, tra movimenti e associazioni, a cercare di combattere la criminalità organizzata Il tema, sempre attuale, è molto complesso e di difficile soluzione, perché non è facile combattere e contrastare il fenomeno mafia. Tra i tanti in prima linea, troviamo “Libera”, un’organizzazione fondata da don Luigi Ciotti, che da molti anni è schierata nella lotta antimafia. Libera esiste in molte zone del Paese e molti personaggi si muovono con essa per frenare il fenomeno.

 Don Pino Demasi, parroco del Duomo di Polistena nel reggino, e referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria), ha incontrato di recente Papa Francesco durante la commemorazione delle vittime della mafia tenutasi a Latina lo scorso Marzo e ci ha tracciato un quadro della situazione.

Don Pino, quanto è viva oggi la mafia in Calabria?

Io credo che le mafie ormai non sono presenti solo in Calabria ma anche a livello internazionale. In Calabria abbiamo la ndrangheta che certamente ha forti radici sia nella nostra regione che al di fuori. La mafia nel nostro territorio condiziona la vita delle persone a causa dell’intreccio con alcuni spezzoni della politica. Possiamo dire che oggi la ndrangheta è parte della politica. Per cui questa presenza incide profondamente sullo sviluppo del nostro territorio e sulla dignità delle persone. Credo che tutti dobbiamo sentirci impegnati in prima linea nella lotta alle mafie. Oggi la lotta alla mafia è anche lotta alla corruzione, in virtù dell’intreccio mafia- politica. Dobbiamo prendere coscienza di questo e lavorare tutti insieme in cui ogni persona si sente impegnata.

Cosa pensa delle parole del Santo Padre: “ I mafiosi si convertano o finiranno all’Inferno” ?

Don PinoCredo che ormai abbiamo tutti preso coscienza del fatto che tra Vangelo e mafie non ci può essere nulla in comune. E’ chiaro che come Chiesa dobbiamo fare una scelta di campo. Il Papa ci ha indicato il modo in cui dobbiamo agire: quello della prossimità. Il fatto che il Papa abbia scelto di stare con i familiari delle vittime delle mafie è un modo pastorale di approccio di lotta alle mafie: la prossimità di chi è vittima. Riguardo ai mafiosi la chiesa deve annunciare un Vangelo di liberazione per cui il Papa ha utilizzato parole che rispecchiano la realtà: se c’è incompatibilità tra mafia e Vangelo, vivere da mafiosi vuol dire vivere da non cristiani e di conseguenza andare all’Inferno. Il compito della Chiesa è di promuovere la conversione dei mafiosi; l’immagine della conversione è la storia di Zaccheo: egli incontra Gesù ma l’incontro trasforma la sua vita perché ciò che ha rubato lo restituisce e la metà dei suoi beni che li dona ai poveri. Il perdono passa attraverso il pentimento concreto anche per i mafiosi.

Recentemente in Parlamento è stato introdotto il reato sul voto di scambio. Lei pensa che questo possa essere considerato uno strumento utile per la lotta alla mafia?

Più che utile è utilissimo perché siamo un paese corrotto in cui mafia e politica, come detto, vanno a braccetto a volte identificandosi. Bloccare il voto di scambio è uno strumento efficace per combattere le mafie. Credo che vada apprezzata la forma con la quale l’ha formulato il Parlamento.

Qual è, secondo lei, l’obbiettivo che si deve porre la classe dirigente italiana in quest’ambito?

PapaL’obbiettivo è quello di far si che ogni cittadino possa realizzarsi pienamente. La politica deve fare in modo che i diritti sanciti nella Costituzione vengano tutelati. La lotta alle mafie parte dalla tutela dei diritti. Fin quando i diritti costituzionali ( diritto alla salute, alla tutela, all’accoglienza) non verranno realizzati la lotta alle mafie è monca perché la criminalità organizzata si incrementano grazie alla mancanza dei diritti.

Quali sono i risultati portati a termine da Libera in Italia e nel Mezzogiorno?

Libera è una realtà che raccoglie tantissime realtà che hanno l’obbiettivo di lottare le mafie. In questi anni, Libera ha raggiunto diversi risultati: la raccolta delle firme per l’ampliamento della legge Rognoni-Latorre sulla confisca dei beni; i beni dei mafiosi devono tornare tra la gente e devono produrre. L’altro risultato raggiunto è quello di mettere insieme i familiari delle vittime di mafia; in Calabria, una mamma alla quale veniva ucciso il figlio era costretta a rinchiudersi in casa e vestirsi di nero. Libera è riuscita a raccogliere le storie e i familiari delle vittime che sono diventate protagoniste del cambiamento.

Crede che Papa Francesco possa dare una spinta decisiva nel tema della legalità?

Il Papa proviene dall’esperienza di un Paese corrotto perciò insiste sulle scelte concrete di vita, ci invita ad andare alle periferie esistenziali che significa tutela dei diritti: quindi lotta alle mafie. Come dicevo prima la prossimità con chi è stato vittima, cioè non lasciare soli coloro che sono stati colpiti dalle mafie: pensiamo nei nostri territori alle persone alle quali è stato richiesto il pizzo o alle quali sono stati ammazzati i parenti.

Da uomo di chiesa, lei perdonerebbe un mafioso?

LiberaIl perdono è la caratteristica fondamentale del cristiano. Ma dobbiamo distinguere due aspetti: la giustizia umana deve fare il suo corso e il perdono non permette l’interruzione di questo fenomeno. Il perdono deve essere accompagnato da una conversione reale del mafioso, proprio come Zaccheo. Io sono chiamato a dare il perdono ma nello stesso tempo a chiedere il perdono. La strada del perdono è la strada della conversione.

Don Pino, le faccio una domanda spesso ricorrente quando si affrontano questi argomenti: in che modo può essere sconfitta la mafia?

Io dico che le mafie sono un fenomeno umano: così come sono nate moriranno. E’ chiaro che la sconfitta definitiva delle mafie dipende dalla nostra capacità di sporcarci le mani e di organizzare un’antimafia seria in cui tutte le realtà si mettono in discussione. Lo Stato ha anche il dovere di presentarsi come Stato sociale per cui bisogna fare un lavoro di rete. L’obbiettivo si raggiungerà se lavoreremo meglio, se la società civile e le Istituzioni lavoreranno sodo per raggiungerlo. Non è solo un fenomeno di ordine pubblico ma una rivoluzione culturale.

 

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