Una casa per i giovani del Mozambico
Un gruppo di ragazzi e ragazze del Mozambico, ventitrè a esser precisi, potranno avere una dimora e una scuola per la loro formazione per l’intervento mirato dell’associazione italiana “O viveiro” (il Vivaio) OnLus. L’idea deriva da don Eusebio Maria Inocencio, un sacerdote mozambicano della diocesi di Tebe, da padre Giuseppe Gaffurini e da alcuni soci dell’associazione.
Ventitré bambine e ragazze di età compresa tra i 10 e i 18 anni che vivono in Mozambico in stato di necessità, potranno avere ora una dimora in cui risiedere e una scuola in cui formarsi grazie alla realizzazione di un mirato e interessante progetto promosso sin dal 2007 dall'Associazione italiana "O Viveiro" ("Il Vivaio") OnLus. Alla fine dello scorso novembre ha visto finalmente la luce il Centro di Accoglienza e Formazione delle bambine di Chitima (provincia di Tete), che la presidente Flaminia Giovanelli De' Noris - alla testa di una delegazione dell'Onlus ed insieme all'Amministratore del distretto di Cahora Bassa e dei Padri Comboniani della locale parrocchia - è andata personalmente a inaugurare: una casa di accoglienza e formazione che ospita le ragazze provenienti da differenti distretti della provincia, insieme ad un'analoga struttura per formatori e ospiti con un'area riservata alle attività sportive. Centro che nel 2010 era stato inizialmente dotato di alcune prime infrastrutture - una cappella dedicata a Maria Mater Dei e consacrata in luglio, alcuni locali di servizio tra cucina, servizi igienici, lavanderia e stireria, magazzini, rete di distribuzione elettrica, recinzione del terreno e dell'area agricola, pozzi e serbatoio – ma che ora è diventato totalmente operativo.
Il progetto è nato da un’idea di D. Eusébio Maria Inocêncio, sacerdote mozambicano della Diocesi di Tete che, studiando a Roma, ha incontrato nel 2006 P. Giuseppe Gaffurini - priore cistercense di S. Bernardo alle Terme – ed un gruppo di persone, soci di “O Viverio Italia”, che hanno accolto con entusiasmo il suo invito: rispondere alle necessità espresse a livello locale favorendo la preparazione morale, culturale e sociale di alcune ragazze bisognose da ospitare nel centro, l’istruzione e la formazione delle assistenti familiari che le accompagneranno quotidianamente, la promozione e lo sviluppo del contesto territoriale circostante. A collaborare con la onlus italiana sono stati negli anni scorsi altri residenti nella Provincia di Tete, da anni impegnati nelle stesse tematiche: già nell'agosto del 2008 era stata costituita e riconosciuta giuridicamente, in Mozambico, l’associazione “O Viveiro Tete – Sonha com os Anjos”, responsabile e promotrice del progetto a livello locale. Poi, nel dicembre successivo, il Governo del Distretto di Cahora Bassa (Provincia di Tete) ha concesso all’Associazione locale un terreno di 7 ettari, presso Chitima, per la costruzione del centro di accoglienza e formazione.
Grande la gioia e la soddisfazione espressa dalla presidente italiana che ha ringraziato tutti i componenti della nostra onlus recatisi per l'occasione in Mozambico - e gli altri membri che in Italia hanno dato un tangibile contributo attraverso la partecipazione a svariate iniziative - insieme alla numerosa comunita' locale presente al taglio del nastro ed alla celebrazione religiosa. Una festa popolare che non si e' esaurita sul momento ma che a breve ha registrato un'appassionata testimonianza di solidarieta' e concretezza: e' dei primi giorni del nuovo anno la notizia della ricezione di alcuni fondi stanziati per 'riempire' il recinto del Centro, che consentiranno di acquistare ventuno galline, ventiquattro caprette e otto mucche.
Ora, man mano, si disegnano i prossimi obiettivi per lo sviluppo futuro del Centro: l'avvio delle attivita' produttive per l'auto-sostegno nell'agricoltura, nell'allevamento e nella trasformazione e nella vendita dei prodotti, e il completamento di importanti opere edili quali le canalizzazioni per l'adduzione idrica, aule di studio ed altro ancora.
La stretta collaborazione tra le due Onlus - italiana e mozambicana - accompagnate da altre importanti realtà e gruppi che condividono i medesimi obiettivi progettuali, sta cercando di dare sempre più forza e concretezza all'espressione africana "educare una bambina per educare un popolo". E' ben nota infatti l'importanza del ruolo della donna nella famiglia e nella società africane, e, d'altra parte, è altrettanto noto quanto la donna in Africa sia penalizzata da tradizioni culturali e da situazioni di estrema povertà.